Come posso vincolare i miei dipendenti al segreto?

Un’azienda può pretendere che i propri dipendenti rispettino l’obbligo di fedeltà nei suoi confronti (come sancito dall’art. 2105 del Codice Civile): tale obbligo comprende anche il vincolo di riservatezza aziendale a non divulgare o fare un uso improprio e potenzialmente lesivo delle informazioni che riguardano l’organizzazione ed il suo processo di produzione.

Per garantire la riservatezza commerciale (disciplinata nello specifico dagli artt. 98 e 99 del Codice della Proprietà Industriale) l’azienda può ricorrere allo strumento dell’accordo di riservatezza, anche conosciuto come lettera/clausola di riservatezza, patto/accordo di non divulgazione (in inglese “Non Disclosure Agreement – NDA”). Tali strumenti posso essere creati ad hoc dalle parti in base alle proprie specifiche esigenze e, a seconda dei casi, possono avere una durata che può estendersi anche oltre l’interruzione del contratto di lavoro. Non essendo espressamente disciplinati dal Codice Civile o da altri testi normativi, si applicano a tali strumenti le disposizioni sui contratti atipici.

Gli accordi di riservatezza tra dipendenti e azienda contengono normalmente, al proprio interno, il dettaglio delle informazioni di tipo amministrativo, economico e operativo oggetto di tutela da parte dell’azienda (quali, ad esempio, il know-how, le analisi di mercato, le invenzioni o le liste dei clienti). È possibile inserire, all’interno di tali accordi, una clausola penale, che si attiva in caso di inadempimento al contratto o ritardo nell’adempimento e che quantifica preventivamente la somma da pagare in caso di danno causato all’azienda in conseguenza della divulgazione delle informazioni soggette al vincolo di riservatezza. Colui che trasgredisca al vincolo di non divulgazione potrebbe, inoltre, incorrere anche nel reato identificato agli artt. 621 e 622 del Codice Penale. 

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