È stata una delle notizie più commentate sia dagli esperti del settore sia dal grande pubblico: l’ingresso di Topolino nel pubblico dominio, a seguito della conclusione della finestra temporale durante la quale la prima versione del personaggio è stata protetta dai diritti di copyright. Tuttavia, dubbi non sono ancora stati dipanati e incertezze sono rimaste con riferimento alla reale portata delle nuove circostanze fattuali, in essere dal 1° gennaio 2024. Di conseguenza, è utile esaminare la cornice di tutela all’interno della quale artisti e creativi potranno muoversi da ora in avanti con riferimento alla figura che ha dato il via al successo di Walt Disney.
In primo luogo, è necessario notare come le normative copyright siano da localizzare all’interno di testi legislativi nazionali, con la conseguenza che il periodo di tutela fornito dai diritti d’autore varia a seconda del paese la cui legge si applica al caso di specie. Negli Stati Uniti, tale elemento dipende, altresì, dal momento nel tempo in cui il copyright sull’opera è stato registrato: quando ciò sia avvenuto a partire dal 1° gennaio 1978, la tutela ha una durata parallela alla vita dell’autore, alla dipartita del quale si aggiungono ulteriori settanta anni; per qualsiasi copyright registrato prima di tale data, occorre, invece, un’indagine approfondita e l’attento esame di una molteplicità di fattori.
Il caso di Topolino, inoltre, è pressoché peculiare. Infatti, il “Copyright Term Extension Act”, ossia il testo legislativo approvato dal Congresso statunitense nel 1998 – e tuttora in vigore – che ha ampliato i confini temporali della tutela conferita dal copyright, è passato alla storia con due titoli differenti: da un lato, “Sonny Bono Act”, dal nome del parlamentare che ne aveva proposto i contenuti, noto ai più come cantante e marito di Cher; dall’altro – e con scopi spesso denigratori – proprio “Mickey Mouse Protection Act”, a seguito dell’attività di lobbying svolta, tra gli altri stakeholder dell’industria creativa, proprio da Disney. La ragione ufficiale di tale presa di posizione è stata la volontà di uniformare i termini della tutela del copyright statunitense con quelli indicati nella Direttiva europea del 1993, avente quale obiettivo l’armonizzazione delle cornici normative degli Stati membri.
Il risultato, in ambito business, è stato il blocco per ulteriori vent’anni dell’ingresso di una molteplicità di ulteriori personaggi ed opere nello scenario del pubblico dominio, ossia quello spazio in cui è possibile utilizzare le opere creative senza dover chiedere od ottenere alcun consenso dall’autore, nonché senza dover versare alcun corrispettivo al titolare dei rispettivi diritti di utilizzazione. Ad accompagnare Topolino nello storico passaggio sancito il 1° gennaio 2024, sono, infatti, altre opere di importanza fondamentale per l’arte e la letteratura, tra cui “Peter Pan” di J. M. Barrie, “L’amante di Lady Chatterley” di D. H. Lawrence e “Orlando” di Virginia Woolf.
Cosa comporta tale circostanza per il materiale originale e per gli utilizzi futuri dello stesso? In primis, a entrare nel pubblico dominio è soltanto la versione grafica di Topolino inclusa nell’opera audiovisiva del 1923 “Steamboat Willie” e, non, invece, le rappresentazioni successive che resteranno soggette a copyright sino alla naturale scadenza del diritto. Una medesima sorte era toccata, qualche tempo fa, a Winnie-The-Pooh, che, dopo la conclusione della finestra temporale di tutela del copyright per l’omonima opera di A. A. Milne del 1926, è stato inserito in una pubblicità della società di Ryan Reynolds Mint Mobile, in un fumetto di Luke McGarry e persino nel film con taglio horror “Winnie-the-Pooh: Blood and Honey” del gennaio 2023. Interessante è notare che in tale film non compare il personaggio di Tigro: introdotto da Milne soltanto nel secondo libro della saga, pubblicato nel 1928, il relativo copyright è, infatti, scaduto proprio il 31 dicembre 2023. È già stato reso noto che Tigro farà, dunque, parte del sequel, la cui distribuzione è prevista nel 2024.
L’ingresso nel pubblico dominio di opere o personaggi catturati in una specifica convergenza spazio-temporale non ne consente l’uso indiscriminato, dal momento che i discendenti degli autori, nonché le imprese titolari di diritti sugli stessi, hanno approntato numerose vie per continuare a controllarne il destino in termini di utilizzo. Disney si è già dichiarata pronta ad inviare lettere di diffida, nonché a proporre azioni legali, a scopo di tutelare quelle versioni “più moderne” di Topolino che risultano ancora oggetto di copyright.
Tuttavia, è necessario ricordare che la strategia di un’impresa, ormai, non si fonda più, come invece accadeva decenni fa, soltanto sulla tutela per tramite di copyright, che, in ogni caso, presenta, in particolare in alcuni Stati, notevoli difficoltà di enforcement o un grave onere della prova sull’attore che ne contesti ad un altro soggetto la violazione. Topolino, infatti, è oggetto di una molteplicità di marchi depositati e registrati dinanzi agli Uffici competenti ed oggi pienamente validi ed efficaci. I diritti di privativa industriale sugli stessi rafforzano ulteriormente le pretese del titolare e le differenti vie per ottenere le relative garanzie di tutela.