Legali ai limiti della legalità: fra tutela dei diritti e Copyright Trolling

copyright trolling

Il diritto d’autore, identificato nello scenario del diritto anglosassone come copyright, ha lo scopo di tutelare le opere creative e i loro autori, garantendo agli stessi un insieme di diritti racchiusi nelle macro categorie dei diritti morali e dei diritti patrimoniali, comunemente indicati come diritti di sfruttamento economico rispetto all’opera in relazione a cui sono concessi. Tra essi risulta di particolare rilevanza il diritto di impedire la riproduzione indebita della propria opera senza il proprio consenso, che risponde all’obiettivo di impedire l’uso non autorizzato delle opere da parte di soggetti differenti dall’autore.

Nel contesto così delineato, si manifesta il fenomeno noto come “copyright trolling, una pratica adottata recentemente, sia da alcune società editoriali sia da studi legali specializzati, nato allo scopo di affrontare la pirateria e il download non autorizzato di opere protette dal diritto d’autore. Questa pratica consiste nell’acquisire i diritti su opere protette, tra cui emergono libri, film, fotografie e immagini, per poi consentirne la circolazione in rete. Soltanto in un momento successivo, si contatteranno coloro che hanno utilizzato tali opere informandoli che saranno proposte azioni legali nei loro confronti – con conseguente richiesta di risarcimento dei danni – a meno che gli stessi non siano disponibili a sottoscrivere accordi stragiudiziali, ma soprattutto a versare somme di denaro. Infatti, mediante internet, non è difficile ottenere immagini, articoli, documenti che possono sembrare non soggetti alla tutela apprestata dal diritto d’autore, ma che, in realtà, sono a essa soggetti.

Un “Copyright Troll, quindi, è una persona fisica o società che opera “ai confini” della legalità in quanto il suo obiettivo ultimo è di ottenere profitti attraverso l’enforcement dei diritti d’autore di titolarità dei propri assistiti. Tale pratica risulta essere simile a quelle dei “patent troll” che coinvolgono il mondo dei brevetti. In questo caso si tratta di società, per lo più non produttive o non detentrici di tecnologie innovative, le quali si limitano ad acquistare brevetti inutilizzati, o provenienti da fallimenti, o liquidazioni di società, spesso operanti in settori ad alta tecnologia, al fine di essere legittimati ad agire in giudizio nei confronti di grandi aziende industriali per presunte violazioni di brevetti.

Un argomento che è stato molto discusso riguarda la liceità del copyright trolling. Come evidenziato dal Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) nel provvedimento n. 30304/2022, dal momento in cui la dichiarata protezione del copyright si rivela essere, in realtà, un mezzo per generare controversie al fine di lucrare attraverso richieste di risarcimento, si potrebbe configurare un abuso dei diritti di proprietà intellettuale. Se, dunque, l’azione di tutela del diritto d’autore si dimostra principalmente mirata ad arricchire l’autore e il “troll” attraverso richieste di risarcimento (potenzialmente sproporzionate), anziché proteggere effettivamente l’opera stessa, allora l’esercizio di tale diritto potrebbe trasformarsi in un abuso. Questo principio è stato recentemente sancito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con la sentenza nel caso C-597/2019 del 17 giugno 2021, riguardante la violazione di diritti d’autore su una rete peer-to-peer per la condivisione di file torrent.

In particolare, l’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) che si è occupato del caso, Maciej Szpunar, ha posto in discussione la legittimità del “copyright trolling“, in quanto si basa non sull’esercizio dei diritti d’autore, ma sull’azione contro le violazioni di tali diritti. Szpunar ha evidenziato che il diritto d’autore risulti in concreto “deviato dai suoi obiettivi ed utilizzato, per non dire che ne viene fatto abuso, a fini ad esso estranei”. Tuttavia, la Corte di Giustizia, nella sentenza nota come M.I.C.M., ha affrontato il tema senza pronunciarsi in modo esplicito su questa pratica: ha, infatti, affermato che sia da ritenersi di per sé legittima la registrazione sistematica di indirizzi IP di utenti, nonché la comunicazione dei loro nomi e indirizzi al titolare dei diritti di proprietà intellettuale violati (ovvero ad un terzo), laddove tale pratica sia finalizzata ad ottenere il risarcimento dei relativi danni. La Corte precisa, tuttavia, che affinché non si configuri un’ipotesi di abuso del diritto, è indispensabile che la richiesta di informazioni da parte del titolare dei diritti sia adeguatamente motivata e proporzionata. Questa circostanza è dunque soggetta a verifica da parte del giudice che ha proposto il rinvio pregiudiziale alla Corte. La diffusione di questa pratica rischierebbe di realizzare un vero e proprio business nel settore, anche se soltanto una parte degli utenti contattati decida di versare una somma di denaro. Ciò potrebbe generare profitti considerevoli – da condividere con i titolari dei diritti coinvolti – che potrebbero superare quelli derivanti dall’uso legittimo delle opere protette.
Collocato su una sottile linea tra ciò che è lecito e ciò che è illecito, tra la protezione del diritto d’autore e il suo abuso a fini lucrativi, il fenomeno del Copyright Trolling si rivela particolarmente insidioso. Pertanto, in linea di principio, anche quando si è di fronte a una violazione effettiva del copyright, il confine tra una pratica lecita e una scorretta consiste nella proporzionalità delle richieste di risarcimento, aspetto che dovrebbe essere sempre soggetto al vaglio di un’autorità giudiziaria. In questo contesto, è auspicabile un intervento normativo a livello sovranazionale che fornisca gli strumenti necessari per affrontare efficacemente il fenomeno del Copyright Troll.

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